martedì 29 gennaio 2019

La Favorita (Yorgos Lanthimos 2018)


Avrebbe potuto restare nella sua zona di comfort e raccontarci una storia di alienazione, perversione, disumanità come solo lui sa fare. Chiedere agli attori di recitare come automi, dimenticare cosa significa essere umani, parlare di tutto fuorché di emozioni, e ridere soltanto quando è fuori luogo, come i conigli borghesi di Inland Empire. Rappresentare il sesso come una mera funzione biologica priva di qualunque trasporto, fuorché per brevi spasimi disperati. E avrebbe potuto filmare tutto questo con occhio cinico e spietato, con la freddezza del campo lungo e immobile, e rinunciando all'intimità del primo piano e alla vitalità della macchina mobile. Ma Lanthimos ha deciso di andare oltre, sfidarsi, avventurarsi in terra straniera come la protagonista di quello che non so più se considerare il suo film più bello. E ha scelto di spostarsi nel diciottesimo secolo per raccontare la storia di una regina tormentata e annichilita dagli anni, sul cui volto pure si accendono rari, luminosi sprazzi di felicità, e della sua relazione con una donna più abile a governare di lei, ma altrettanto incapace di riconoscere l'opportunismo che si annida nel cuore di chi ha perso tutto ed è disposto a sacrificare la propria dignità per riacquistarlo.