sabato 5 novembre 2016

Un mostro dalle mille teste (Rodrigo Plá 2015)


La proiezione al cinema Greenwich di Torino è stata presentata dal regista, che ha citato il poco conosciuto thriller The conspiracy del regista canadese Christopher MacBride come fonte di ispirazione per Un monstruo de mil cabezas. Nonostante gli sforzi di Plá di mantenere la conversazione ad un livello superficiale per evitare di guastare la visione, l'interprete dalla lingua spagnola presente in sala era chiaramente di un altro avviso. Oltre a rivelare dettagli della trama e a fornire una personale interpretazione della storia, non si è fatto alcuno scrupolo a travisare a più riprese le parole del regista con aggiunte e commenti non richiesti, forse nella convinzione che il motto "tradurre è tradire" costituisse più un alibi per il traduttore piuttosto che la constatazione di un'ineliminabile imperfezione.

Plá costruisce pazientemente il dramma di Sonia, una donna messicana che si vede rifiutare dalla sua assicurazione sanitaria il rimborso di una costosissima terapia lenitiva del dolore per il marito malato terminale di cancro, nonostante il riconoscimento dell'efficacia di questa terapia da parte della medicina ufficiale. Le ristrettezze economiche e la disperazione portano Sonia ad addentrarsi, armata, nel mondo clientelare e corrotto delle assicurazioni, un mondo dove la firma della persona giusta può fare la differenza tra una dipartita dignitosa e una morte atroce.

È interessante notare come Sonia mantenga la lucidità anche nei momenti in cui la situazione si fa più critica - sia perché la lista delle infrazioni al codice penale si fa sempre più lunga, sia perché, come in un famoso disegno di Buzzati, la destinazione sembra allontanarsi con l'aumentare della distanza percorsa. Quello di Sonia è un viaggio paradossale, perché l'utilizzo di mezzi illeciti non ha come scopo il rovesciamento di un sistema iniquo, anche se strada facendo ne espone i meccanismi perversi, ma il conseguimento di un pezzo di carta nel rispetto delle regole previste da quello stesso sistema. Se per ottenere quel pezzo di carta sarà necessaria la firma di un socio della società di assicurazioni, bene, Sonia seguirà docilmente l'iter prescritto, anche se ciò comporterà puntare la canna di una pistola sulla nuca di un essere umano innocente.

La staticità della macchina da presa è controbilanciata dalla dinamicità delle scene. Muovendosi e interagendo nello spazio, gli attori attivano di volta in volta aree diverse dello schermo, creando un effetto tanto più drammatico quanto più inaspettato è l'accendersi di una luce, l'aprirsi di una porta, l'ingresso di un personaggio in un quadrante fino a quel momento rimasto inattivo. L'introduzione di nuove informazioni crea tensioni inaspettate, svela profondità fino a quel momento rimaste invisibili, e ci costringe a rivedere drasticamente ciò che pensavamo di sapere. Esemplare in questo senso è la scena iniziale, in cui l'origine di un gemito nel cuore della notte viene svelata dal progressivo illuminarsi delle stanze di un appartamento, mentre un'altra scena ambientata in ascensore farebbe invidia a Nicolas Winding Refn per come riesce a comunicare la massima violenza senza muovere l'obbiettivo di un millimetro.

Difficile prevedere l'epilogo della giornata di ordinaria follia di una persona che per la prima volta in vita sua si ritrova con un'arma in mano a combattere contro un sistema ramificato come un cancro, e tuttavia Plá sceglie di fornirci una serie di flash-forward che in parte anticipano il finale, forse per evitare di concentrare troppo la nostra attenzione sul grilletto della pistola. Il replay ci consente invece di vivere una stessa scena da punti di vista diversi, utilizzando la ripetizione di frasi chiave per permetterci senza sforzo di montare mentalmente i vari spezzoni in ordine cronologico.

Resta forse solo la curiosità di sapere come sarebbe stato il film se Plá avesse dato più spazio alla vita di Sonia prima della tempesta, alle sue preoccupazioni familiari, alle sue occhiaie. Curiosità con cui possiamo tranquillamente convivere nell'attesa del suo prossimo film.

4 commenti:

  1. Recensisci alla grandissima amico Ivan.
    Devi andare avanti, per te.
    Ti leggerò ad ogni film comune.
    Aspetto che hai un decina di post per far quella cosa.
    Intanto trovo davvero incredibile che il mio blog e il tuo abbiano come prima recensione un film dello stesso regista.
    Uno poi sconosciuto che ne ha fatti solo 3

    ti auguro di arrivare, almeno, a 8 anni di vita come me ;)

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  2. Grazie Giuseppe, davvero.
    Vediamo fin dove riesco ad arrivare.
    Caspita, "La Zona", me lo sono segnato la sera della proiezione, pazzesco
    Alla prossima!

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  3. Intanto ti ho messo in blogroll

    se non mi accorgo prima al decimo post contattatmi

    sempre che non ci metti un anno

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