Ogni frequentatore seriale di sale cinematografiche conosce bene la bulimia da prime visioni, quell'impulso profondamente irrazionale a recarsi al cinema il più presto possibile a vedere i film più rilevanti del momento, quelli di cui tutti parlano e su cui è opportuno formarsi un'opinione ben definita, nello sforzo di perpetuare l'illusione di quel "sogno che stiamo sognando tutti insieme" di cui parlava Jean Cocteau. È uscito l'ultimo film di Woody Allen, dicono sia una porcata, ma è pur sempre Woody... e poi mica continuerà a fare film in eterno, conviene goderselo finché c'è. E l'ultimo di Malick? Probabilmente un'altra delle sue prediche intollerabili, eppure se ne parlerà per anni e anni, e sarà bello poter dire, "oh, Voyage of time? L'ho visto quando è uscito in sala!" Il nuovo Star Wars forse potrei risparmiarmelo... ma a dire il vero anche i blockbuster vanno tenuti d'occhio, perché alcuni fanno la storia del cinema, un cinefilo che si rispetti non disdegna una visione soltanto perché popolare. E poi c'è il film di quel venezuelano, aspetta no era un thailandese, comunque va visto as-so-lu-ta-men-te, con ogni probabilità una visione punitiva come poche, ma vuoi mettere, ha vinto il Leone d'Oro...
In fondo siamo tutti vittime del carpe diem, la più grande impostura mai escogitata dall'uomo per rendersi infelice, un virus cognitivo che riesce nella duplice impresa di rendere più amari i rimpianti per le esperienze non vissute, e allo stesso tempo guastare irreparabilmente il piacere del presente con l'idea fasulla di un obbligo da adempiere. Niente di meglio di un bel "cogli l'attimo" per rovinare la giornata a qualcuno. L'ideale sarebbe riuscire ad applicare ai film il consiglio di Pennac: andate al cinema non per passare il tempo o per istruirvi, ma per vivere.